Elea 9003 Olivetti 9000, Università di Pisa CEP (Calcolatrice elettronica Pisana) Programma 101, o P101 Pier Giorgio Perotto NASA, Telefonia Italiana anni '60 - '70, Federico Faggin Intel 4004
Elea 9003 Olivetti - Il primo calcolatore a transistor al mondo che da vita all'era del Computer
Nei primi anni '50 l'industria informatica mondiale muove i suoi primi passi. Nel 1951 nasce Univac, il primo calcolatore elettronico prodotto su scala industriale, e, a brevissima distanza di tempo, seguono IBM, Remington e poche altre grandi imprese mondiali. Anche in Italia arrivano le due prime macchine, destinate al Politecnico di Milano e all'Istituto Nazionale per le applicazione del Calcolo di Pisa.
Nel 1954 si costituisce a Pisa un gruppo di ricerca congiunto composto da ricercatori dell'accademia - Università, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - e dell'Olivetti, con l'obiettivo di realizzare i primi calcolatori elettronici italiani. E' stato Enrico Fermi a consigliare quella avventura per impiegare il contributo di 150 milioni di lire che generosamente i Comuni di Pisa, Lucca e Livorno hanno versato per la costruzione di un sincrotrone, che si è poi deciso di realizzare a Frascati. L'accordo stipulato dall'Olivetti con l'Università di Pisa prevedeva dapprima la costituzione di un gruppo misto di ricercatori e progettisti accademici e industriali e, successivamente, la costruzione di un calcolatore scientifico presso l'Università (la Calcolatrice Elettronica Pisana o C.E.P.) e di un calcolatore commerciale presso i laboratori industriali dell'Olivetti. Dal punto di vista scientifico-tecnico il progetto ottiene importanti risultati. La Calcolatrice Elettronica Pisana si caratterizza per la genialità di numerose soluzioni tecniche e per la solidità del progetto. Opererà ininterrottamente per molti anni, consentendo sia l'esecuzione di calcoli complessi importanti per le ricerche nei settori della fisica, della chimica, della biologia, sia lo sviluppo di nuove tecniche e nuove tecnologie per l'informatica.
Dopo la fase di studio congiunto, il laboratorio dell'Olivetti, che è guidato dall'ing. Mario Tchou figlio dell'ambasciatore cinese a Roma, che Adriano Olivetti ha reclutato dalla Columbia University, viene trasferito a Borgo Lombardo, alle porte di Milano dove si completano i prototipi dei primi calcolatori industriali dell'Olivetti (aggiorna la pagina se non si vede), l'ELEA 9001, e successivamente l'ELEA 9003. L'ELEA 9003 è il primo calcolatore del mondo interamente transistorizzato; infatti, tutte le valvole termoioniche, caratteristiche dei calcolatori elettronici della prima generazione, sono state sostituite con transistori, realizzando grandi economie di costi, ingombri e assorbimenti di energia.
Può operare in multiprogrammazione, per cui i calcoli di più utenti possono essere svolti in parallelo, riducendo i tempi di attesa dei risultati. Inoltre, nel momento in cui un'unità periferica lenta, come un lettore di nastro magnetico, chiede il trasferimento di un blocco di dati, scatta un interrupt, o interruzione, che consente all'unità centrale di elaborazione di passare ad altre attività senza rimanere inoperosa. Elea 9003 L'ELEA 9003 ha un'unità centrale di calcolo in grado di elaborare 100.000 istruzioni al secondo, con una memoria centrale a nuclei di ferrite, espandibile da 20 a 160 mila caratteri. La caratteristica particolare è la capacità di gestire fino a 20 unità periferiche a nastro magnetico. Sfortunatamente, nel 1960 muore Adriano Olivetti, l'apostolo della conversione da azienda meccanica ad azienda elettronica, e l'anno successivo Mario Tchou perde la vita sulla terza corsia dell'autostrada Milano-Torino. Le spese sostenute per entrare nel nuovo comparto produttivo e l'investimento finanziario affrontato per acquistare l'azienda americana Underwood che avrebbe dovuto facilitare l'ingresso nel mercato americano portano l'indebitamento a 200 miliardi di lire e inducono il Comitato di Risanamento e il Consiglio di Amministrazione alla chiusura delle attività elettroniche e al rientro del settore della meccanica. Così, nel 1964 l'intero settore elettronico dell'Olivetti viene ceduto alla General Electric. In provincia di Arezzo all’interno della valle del Casentino(alle pendici del Monte Falterona dove nasce il fiume Arno) è localizzato l’Istituto Statale di Istruzione Superiore (ISIS) “E.Fermi” che ospita l’Istituto Tecnico Industriale, quello per Geometri, e l’Istituto Professionale per l’Industria ed il commercio. La comunità scolastica è costituita da 600 alunni, 100 docenti e 35 ATA fra assistenti amministrativi, collaboratori scolastici e assistenti tecnici.
La scuola, fondata nel 1910, elabora sin dalle sue origini progetti (in collaborazione con Enti e aziende del territorio) che coinvolgono tutte le specializzazioni ed i corsi. Uno di questi progetti ha fatto si che all’inizio degli anni ’70, la scuola ebbe a disposizione il primo calcolatore transistorizzato mai costruito al mondo, l’ELEA 9003/02 ancora presente e funzionante in uno dei laboratori dell’Istituto. Origini: La storia di questo straordinario calcolatore risale a 50 anni fa, quando l’informatica era ancora agli albori un po’ in tutto il mondo. L’Italia uscita distrutta dalla seconda guerra mondiale stava vivendo una fase storica di innovazione e di sviluppo sia economico che sociale. ________________________________________ Verso la metà degli anni '50 nascevano contemporaneamente in Italia alcune iniziative in campo informatico con l’intento di progettare queste macchine autonomamente. Uno di questi progetti portò alla concretizzazione della CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana) realizzata all’Università di Pisa grazie ad un’iniziativa di Enrico Fermi. Nel centro di ricerca Olivetti di Barbaricina si avviò lo studio del calcolatore con un prototipo sperimentale, l’Elea 9001 (Macchina Zero), interamente realizzato con valvole termoioniche (la tecnologia dominante allora per realizzare i circuiti elettronici) con montaggio a fili liberi. Seguì l’ELEA 9002 (Macchina 1V) che fu completato nella primavera del 1958, costituito per una parte da valvole standardizzate e un'altra da transistor al germanio per la gestione dei nastri. Il progetto culmino nel 1959 con la versione definitiva della macchina che venne denominata ELEA 9003 (Macchina 1T), il cui acronimo stava per ELaboratore Elettronico Aritmetico (anche se il nome voleva alludere alla famosa scuola filosofica della Magna Grecia). La prima installazione venne fatta nel 1960 nello stabilimento Marzotto di Valdagno (in sostituzione di un centro meccanografico tradizionale) e la seconda presso il Monte dei Paschi di Siena. fonte ____________________________________ [...] "L'Olivetti attinse dalla Cep le basi progettuali per creare, sempre a Pisa, l'Elea 9003, il primo calcolatore elettronico per uso commerciale mai introdotto sul mercato mondiale, presentato alla Fiera di Milano del 1959. Un primato imprenditoriale assoluto dell'Italia, che purtroppo si esaurì pochi anni dopo, con la morte di Adriano Olivetti e la dismissione alla statunitense General Electric della divisione calcolatrici elettroniche di Ivrea" Per approfondire Eravamo un piccolo gruppo, tutti giovani 2 -1960-1969 La timeline della storia dell'informatica La vendita della Divisione Elettronica Olivetti Qui i Manuali dell'Elea9003 ______________________________________
1965 Il Primo Computer desktop al mondo presentato dalla OlivettiOlivetti Programma 101
L'Olivetti Programma 101, o P101, o Perottina è un calcolatore da scrivania, con stampante integrata, sviluppato dalla ditta italiana Olivetti negli anni tra il 1962 e il 1964. Progettata da Pier Giorgio Perotto insieme con Giovanni De Sandre e Gastone Garziera, la P101, con la sua innovativa concezione e il design avveniristico per l'epoca, può essere considerato il primo personal computer del mondo . Guardare anche l'Olivetti M10 uno dei primi portatili al mondo.
Successo commerciale
La novità della sua concezione è spiegata così dal suo progettista Pier Giorgio Perotto: « Nel 1965 non esisteva l'idea stessa di strumento di elaborazione "personale", con programma, supporto magnetico per l'ingresso e l'uscita dei dati e delle istruzioni, totalmente autosufficiente, da mettere sulla scrivania di un qualsiasi impiegato di un ufficio. Potevamo pensare che la macchina avrebbe potuto più facilmente essere accolta negli ambienti tecnico-scientifici, ma anche lì c'era il timore che questi fossero abituati ad usare strumenti di elaborazione più potenti, anche se più scomodi e meno accessibili. Questi ambienti avrebbero rappresentato comunque un mercato abbastanza limitato. » (Pier Giorgio Perotto, 1995, cit.) « Si può dire che più che venduta veniva risucchiata dal mercato; e questo per il personale di vendita, abituato a sudare sette camicie per vendere un prodotto tradizionale, risultò un fatto assolutamente imprevisto e piacevole. » (Pier Giorgio Perotto, 1995, cit.) Presentata alla fiera di New York del 1965, riscosse un notevole interesse ed ebbe un buon successo di vendita grazie anche al suo costo relativamente limitato (3.200 dollari, contro i 25.000 di un PDP-8) e alla sua programmabilità senza l'intervento dei tecnici: in pochi anni ne furono venduti 44.000 esemplari in tutto il mondo, il 90% dei quali negli Stati Uniti. Le caratteristiche potenzialmente rivoluzionarie della macchina non furono, però, adeguatamente percepite dai vertici aziendali Olivetti, orientati ancora alla promozione della propria tecnologia meccanica. Il brevetto sulle soluzioni tecniche adottate dal P101 fu violato dalla società statunitense Hewlett-Packard con la sua HP9100; ammettendo il fatto, l'HP accettò, nel 1967, di versare 900.000 dollari di royalties alla Olivetti. Dei circa 44.000 modelli venduti ne esistono soltanto 8 ancora funzionanti. per ingrandire ancora di più - tasto destro sulla foto e scegliere "aprire in altra finestra o linguetta "
Il primo desktop PC al Mondo Scienziato della Nasa al lavoro con il supporto del calcolatore elettronico da tavolo Olivetti P101. (video sul funzionamento)
La foto è stata scattata nell’agosto 1969, ma già dal 1966 la Olivetti Underwood, consociata americana della Olivetti, aveva fornito i microcomputer alla Nasa, che li aveva poi utilizzati anche per le esigenze della missione Apollo 11, quella che nel luglio 1969 portò l’uomo per la prima volta sulla luna. La P101 venne utilizzata come strumento di calcolo nella preparazione delle varie fasi del viaggio, dalla compilazione delle mappe lunari alla scelta della località di allunaggio, alla traiettoria del viaggio. ingrandisci cartina
Apollo 11, la rotta verso la Luna calcolata da un computer italiano il primo portatile al Mondo, la OLIVETTI Programma-101 Quando l'Italia "andò" sulla Luna Tra gli utilizzatori del nuovo computer la NASA, circa 10 Programma 101 furono vendute alla NASA e utilizzati per pianificare lo sbarco dell'Apollo 11 sulla Luna, e la NBC, dove calcolava i risultati elettorali da fornire ai propri telespettatori. Anche Hp ne comprò un centinaio di pezzi. Durante la guerra del Vietnam l’esercito americano la utilizzò per calcolare le coordinate degli obiettivi dei bombardamenti effettuati con i B-52. Le originali soluzioni tecniche della Programma 101 furono coperte da brevetto. Come inventori furono indicati Perotto e De Sandre, che dovettero però cedere i diritti del suo sfruttamento all’Olivetti per una cifra simbolica. La produzione inizia nel 1966 a San Bernardo di Ivrea. Successivamente viene avviato anche uno stabilimento di produzione negli Stati Uniti, dove era ritenuto importante poter distribuire una macchina di produzione “nazionale”. Il prezzo di vendita fu fissato in circa due milioni di lire (3200 $ negli USA). Per la missione Apollo 11 la Programma 101 fu usata da David Whittleper-NASA per calcolare dove si trovasse la Terra e comunicarlo alla navicella, se non ci va in automatico scendere a pagina 23 - 24 . ...." The "Programma 101" (P101), by Olivetti, used in MOCR as early as 1969, during missions for rapid calculations the mainframe couldn't handle quickly, such as the descent fuel computation for the lunar landing ..." Tratto dalla NASA che racconta come usarono la Olivetti Programma-101 per calcolare il rientro. Vedi sorgente NASA. https://historycollection.jsc.nasa.gov/JSCHistoryPortal/history/oral_histories/WhittleDW/WhittleDW_2-16-06.htm "JOHNSON: What about the communication systems? Were there any backups? You mentioned the antennas were— WHITTLE: No. We had an S-band system and we had a VHF [very high frequency] system. VHF system would not talk to Earth, but it would talk to Command Service Module, who could relay if he had to. So, yes, there was some backup, a little bit. Now, the VHF system would not transmit data. I was trying to remember if the S-band system, if there was two of them or one of them. I was thinking there was just one. I believe there was just one. JOHNSON: Are there any other memories of Apollo 11 that you’d like to share, as far as the systems that you worked on specifically, or the flight itself? WHITTLE: No, everything that we had worked great. We had no problems. A lot of that stuff is in the detail. A lot of it is looking at data. A lot of it, it’s searching through the stuff, plotting trends. Where today the Control Center plots all that stuff for you, we had graph paper. We were plotting that stuff manually. We didn’t have computers that did stuff like that. By Apollo 11, we had a desktop computer, sort of, kind of, called an Olivetti Programma 101. It was kind of a supercalculator. It was probably a foot and a half square, and about maybe " eight inches tall. It would add, subtract, multiply, and divide, but it would remember a sequence of these things, and it would record that sequence on a magnetic card, a magnetic strip that was about a foot long and two inches wide. So you could write a sequence, a programming sequence, and load it in there, and then if you would—the Lunar Module high-gain antenna was not very smart. It didn’t know where Earth was. So you would have to call up and give the astronauts some—we had two knobs, a pitch and yaw knob, but you have to give him some angles to put it at. Then once the antenna found the Earth’s signal, it would track it, and then you didn’t have to worry. But it had to get within a certain range before it would grab it and track it. We would have to run four separate programs on this Programma 101, and then in between those programs, we’d have to get out our manuals. I don’t know if you know what a CRC [Standard Mathematical Tables and Formulae] Manual is, but we’d have to look up trigonometric functions and input the data, which today your calculator does that. So what was taking us ten or fifteen minutes to do, today I could do on my hand calculator in ten seconds. Then we would read out the angles that we came up with to the crew, and they would dial them in, look at the signal strength, the signal strength there. They’d go to auto track, and then they could track it. It was a lot of detail stuff like that. I don’t remember any, not just in my systems but other systems, anything that was significant. " Mitico Tito Stagno che annuncia prematuramente l'atterraggio di Apollo 11 sulla Luna mentre parla con Ruggero Orlando negli USA.
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Spot Olivetti P101
Le reazioni della stampa
Gli esordi Olivetti e la CEP
Alle origini del personal computer: l'Olivetti Programma 101
Gli esordi Olivetti e la CEP
Alle origini del personal computer: l'Olivetti Programma 101
prima sede storica della Olivetti Ivrea Torino
Quando Olivetti inventò il PC
- P101: THE FIRST PERSONAL COMPUTER WAS INVENTED IN PISA - used by NASA to land Apollo-11 and copied by HP
- The incredible story of the first potable PC, from 1965 that was used to calculate the 1969 Apollo 11 moon landing and reentry
Brionvega RR 126 FO-ST, giradischi Dual 1218 - anno 1965
Brionvega RR 126 FO-ST
Radiofonografo a transistor, stereofonico
Inventore Castiglioni Achille, Castiglioni Pier Giacomo
Costruttore Brionvega S.a.S.
Anni 1965 - 1970
Altezza 60 cm
Lunghezza 100 cm
Profondità 35 cm
Peso 32 kg
Materiali masonite/ laminatura, metallo, plastica
Descrizione
Apparecchio ad alta fedeltà stereofonica transistorizzato. E' costituito da tre elementi componibili in masonite ricoperta di laminato plastico bianco panna ed è montato su un piedistallo in alluminio collegato ad un carrello in fusione su quattro rotelle per il trasporto. L'elemento principale di forma rettangolare comprende i dispositivi d'uso, gli altri due di forma cubica costituiscono le cassette acustiche che contengono gli altoparlanti magnetodinamici. Le due cassette possono essere staccate e posizionate sul blocco centrale oppure lateralmente. I dispositivi d'uso consistono in due commutatori rotanti con scala semicircolare, per la selezione della sintonia AM (da 160 a 320KHz per OM e da 520 a 1600KHz per OL) e FM (da 88 a 104 MHz), con, al centro, un indicatore di sintonia a bobina mobile, un commutatore di gamma e di funzione a tastiera (OM, OL, MF, MF/ST, FONO, FONO/ST,CAF, REGISTR), cinque selettori rotanti per la regolazione di bassi, acuti e bilanciamento, volume e livello, All'interno si ha il circuito transistorizzato costituito da 33 transistor, 20 diodi, un raddrizzatore a ponte al selenio. Sono presenti due antenne incorporate per AM ed FM. Sopra all'elemento principale è collocato un giradischi (dual record player) con cambio automatico a quattro velocità e con testina in ceramica. Il giradischi è coperto e protetto da un coperchio apribile in plastica fumè. Sul lato posteriore dell'apparecchio sono presenti tre fessure lunghe e rettangolari. L'ultima sulla destra ha al suo interno una grande rotella dentata in plastica nera che fuoriesce, in parte, dalla fessura per la regolazione dell'antenna AM. Caratteristiche tecniche: potenza di uscita: 10+10 W a 1000 Hz col 10% di distorsione, -8 + 8 W a 1000 Hz col 1% di distorsione risposta elettrica lineare: da 25 a 25.000 Hz rumori di fondo: - 60 dB riferito a 10 W regolazione dei toni: note basse (riferito a 100 Hz): da +7 dB a - 10 dB; note acute (riferimento 10 KHz): da +7 dB a - 12 dB alimentazione a corrente alternata (CA) / 220 Volt.
Funzione
Ricezione di frequenze radio ad onde lunghe e medie a modulazione di ampiezza (AM) e in modulazione di frequenza (FM) per l'ascolto di programmi radiofonici. Riproduzione di suoni incisi su dischi fonografici attraverso un sistema di registrazione e riproduzione del suono su due o più canali.
Inventore Castiglioni Achille, Castiglioni Pier Giacomo
Costruttore Brionvega S.a.S.
Anni 1965 - 1970
Altezza 60 cm
Lunghezza 100 cm
Profondità 35 cm
Peso 32 kg
Materiali masonite/ laminatura, metallo, plastica
Descrizione
Apparecchio ad alta fedeltà stereofonica transistorizzato. E' costituito da tre elementi componibili in masonite ricoperta di laminato plastico bianco panna ed è montato su un piedistallo in alluminio collegato ad un carrello in fusione su quattro rotelle per il trasporto. L'elemento principale di forma rettangolare comprende i dispositivi d'uso, gli altri due di forma cubica costituiscono le cassette acustiche che contengono gli altoparlanti magnetodinamici. Le due cassette possono essere staccate e posizionate sul blocco centrale oppure lateralmente. I dispositivi d'uso consistono in due commutatori rotanti con scala semicircolare, per la selezione della sintonia AM (da 160 a 320KHz per OM e da 520 a 1600KHz per OL) e FM (da 88 a 104 MHz), con, al centro, un indicatore di sintonia a bobina mobile, un commutatore di gamma e di funzione a tastiera (OM, OL, MF, MF/ST, FONO, FONO/ST,CAF, REGISTR), cinque selettori rotanti per la regolazione di bassi, acuti e bilanciamento, volume e livello, All'interno si ha il circuito transistorizzato costituito da 33 transistor, 20 diodi, un raddrizzatore a ponte al selenio. Sono presenti due antenne incorporate per AM ed FM. Sopra all'elemento principale è collocato un giradischi (dual record player) con cambio automatico a quattro velocità e con testina in ceramica. Il giradischi è coperto e protetto da un coperchio apribile in plastica fumè. Sul lato posteriore dell'apparecchio sono presenti tre fessure lunghe e rettangolari. L'ultima sulla destra ha al suo interno una grande rotella dentata in plastica nera che fuoriesce, in parte, dalla fessura per la regolazione dell'antenna AM. Caratteristiche tecniche: potenza di uscita: 10+10 W a 1000 Hz col 10% di distorsione, -8 + 8 W a 1000 Hz col 1% di distorsione risposta elettrica lineare: da 25 a 25.000 Hz rumori di fondo: - 60 dB riferito a 10 W regolazione dei toni: note basse (riferito a 100 Hz): da +7 dB a - 10 dB; note acute (riferimento 10 KHz): da +7 dB a - 12 dB alimentazione a corrente alternata (CA) / 220 Volt.
Funzione
Ricezione di frequenze radio ad onde lunghe e medie a modulazione di ampiezza (AM) e in modulazione di frequenza (FM) per l'ascolto di programmi radiofonici. Riproduzione di suoni incisi su dischi fonografici attraverso un sistema di registrazione e riproduzione del suono su due o più canali.
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Olivetti Divisumma 18 - anni 1973 - 1977
Olivetti Divisumma 18
Calcolatrice elettronica con stampante costituita da un corpo in plastica ABS color giallo dai contorni bombati e smussati. La tastiera ridotta è posta a destra ed è inserita in un pannello protettivo di gomma morbida color giallo e i tasti sono integrati nella membrana flessibile che riveste la macchina. Oltre ai tasti delle cifre da 0 a 9 sono presenti i tasti delle quattro operazioni, del totale e del totale parziale. A sinistra della tastiera si trova l'apparato di stampa delle operazioni svolte, funzionante con uno speciale rotolo di carta metallizzata. Al di sotto della stampante si trovano l'interruttore per l'accensione, la rotella per la selezione del numero di cifre decimali da adoperare, e una spia luminosa per la segnalazione della disattivazione. Sul lato inferiore dell'apparecchio si trova lo sportello asportabile per l'inserimento del rotolo della carta metallizzata. Sul fianco sinistro dell'apparecchio è posto un caricabatterie in plastica color giallo della stessa forma dell'apparecchio. Sul fianco sinistro del caricabatterie si trova la presa bipolare per il collegamento del cavo di alimentazione. Sia la calcolatrice che la batteria sono contenute in una scatola di cartone blu chiaro (confezione originale di vendita).
Funzione
Macchina per l'esecuzione automatica di calcoli aritmetici. Capacita' di dodici cifre e possibilità di calcolare fino a quattro decimali (0, 2, 3, 4). Calcola il saldo negativo ed utilizza divisore e moltiplicatore costanti. Riutilizza tutti i totali generali. Il caricabatterie permette di lavorare anche collegati alla rete. La calcolatrice ha un'autonomia di carica di cinque ore e richiede un periodo di ricarica di dodici ore. Utilizza una stampa"non-impact" e scrive su un rotolo di carta elettrosensibile lungo venticinque metri.
Funzione
Macchina per l'esecuzione automatica di calcoli aritmetici. Capacita' di dodici cifre e possibilità di calcolare fino a quattro decimali (0, 2, 3, 4). Calcola il saldo negativo ed utilizza divisore e moltiplicatore costanti. Riutilizza tutti i totali generali. Il caricabatterie permette di lavorare anche collegati alla rete. La calcolatrice ha un'autonomia di carica di cinque ore e richiede un periodo di ricarica di dodici ore. Utilizza una stampa"non-impact" e scrive su un rotolo di carta elettrosensibile lungo venticinque metri.
Storia della Filodiffusione
Brionvega modello FD 1102, 1971
Cosa era e quando nacque la Filodiffusione?
La RAI attiva nel 1958, dopo la pubblicazione dell'apposita legge del Parlamento che istituisce il Servizio, la rete della Filodiffusione in collaborazione con la società telefonica SIP, nell'intento di integrare le trasmissioni radiofoniche con un nuovo sistema di diffusione e ricezione esente da disturbi e interferenze, di altissima qualità e di facile uso. Il servizio offriva una larghezza di banda di 7 kHz e la stereofonia, in una epoca in cui il segnale radio (allora solo in Modulazione d'Ampiezza - AM) era monofonico e con una larghezza di banda di 4,5 kHz.
Il servizio era (ed è) fruibile solo da utenti che abbiano un abbonamento alla telefonia fissa e serve nel 1958 le sole città di Torino, Milano, Roma e Napoli. Le trasmissioni iniziano in via sperimentale nel dicembre del 1958 e regolarmente dal 4 gennaio 1959. La pubblicità dell'epoca (Radiocorriere) recita testualmente: "La Filodiffusione consiste nel trasmettere dei segnali acustici da un impianto trasmittente a diversi impianti riceventi per mezzo di radio onde convogliate da una rete di fili che esiste ormai in ogni città e che costituisce la rete telefonica urbana. I trasmettitori della Filodiffusione funzionano nella banda delle onde lunghe e, per ascoltare i programmi, occorre ricorrere a un apparecchio ricevente che venisse collegato al filtro inserito all'arrivo della linea telefonica e utilizzare un apposito adattatore-rivelatore già provvisto di tasti per la ricezione dei 6 canali della Filodiffusione. Proprio per i vantaggi su indicati il sistema di trasmissione è ormai molto diffuso all'estero: 300.000 utenti in Svizzera, oltre un milione in Inghilterra, circa 500.000 in Olanda.
La RAI attiva nel 1958, dopo la pubblicazione dell'apposita legge del Parlamento che istituisce il Servizio, la rete della Filodiffusione in collaborazione con la società telefonica SIP, nell'intento di integrare le trasmissioni radiofoniche con un nuovo sistema di diffusione e ricezione esente da disturbi e interferenze, di altissima qualità e di facile uso. Il servizio offriva una larghezza di banda di 7 kHz e la stereofonia, in una epoca in cui il segnale radio (allora solo in Modulazione d'Ampiezza - AM) era monofonico e con una larghezza di banda di 4,5 kHz.
Il servizio era (ed è) fruibile solo da utenti che abbiano un abbonamento alla telefonia fissa e serve nel 1958 le sole città di Torino, Milano, Roma e Napoli. Le trasmissioni iniziano in via sperimentale nel dicembre del 1958 e regolarmente dal 4 gennaio 1959. La pubblicità dell'epoca (Radiocorriere) recita testualmente: "La Filodiffusione consiste nel trasmettere dei segnali acustici da un impianto trasmittente a diversi impianti riceventi per mezzo di radio onde convogliate da una rete di fili che esiste ormai in ogni città e che costituisce la rete telefonica urbana. I trasmettitori della Filodiffusione funzionano nella banda delle onde lunghe e, per ascoltare i programmi, occorre ricorrere a un apparecchio ricevente che venisse collegato al filtro inserito all'arrivo della linea telefonica e utilizzare un apposito adattatore-rivelatore già provvisto di tasti per la ricezione dei 6 canali della Filodiffusione. Proprio per i vantaggi su indicati il sistema di trasmissione è ormai molto diffuso all'estero: 300.000 utenti in Svizzera, oltre un milione in Inghilterra, circa 500.000 in Olanda.
Negli anni '60 il servizio si estende per arrivare negli anni '80 a circa 535.000 abbonamenti: "offre all'ascolto 5 canali, i primi 3 ribattono le tre reti radiofoniche in MF, il IV canale (Auditorium) è dedicato alla musica classica, il V canale trasmette solo musica leggera, il VI
canale è tenuto quale riserva per |
eventi particolari. I programmi musicali sono ancora registrati su nastro per magnetofono a lunga durata (moduli di 4 o 6 ore) avvolto su flange metalliche di grande diametro e vengono replicate nella stessa giornata 2 volte; il materiale è successivamente trasferito da una città all'altra cosicché nello stesso giorno gli impianti di Filodiffusione di Roma, Milano, Torino e Napoli trasmetteranno programmi diversi. Nel giro di un mese il ciclo itinerante si conclude. Il Radiocorriere TV pubblica ogni giorno i programmi musicali trasmessi nelle 4 città. I costi di abbonamento, all'epoca, sono di 27.000 lire per l'installazione e di 15.000 lire per l'apparecchio adattatore-rivelatore del segnale." (Radiocorriere TV, Torino, dicembre 1958) . Oggi il costo dell'abbonamento al servizio Telecom è di 2,08 euro all'anno, più 3 euro per l'attivazione (prezzi IVA esclusa); occorre stipulare un Abbonamento Speciale se l'ascolto avviene in luogo aperto al pubblico, altrimenti è sufficiente l'abbonamento RAI.
Dal 1964 la RAI inizia le trasmissioni stereofoniche in Modulazione di Frequenza; si verifica che nelle zone con ricezione troppo debole o soggetta a troppe riflessioni il segnale stereofonico è distorto. Per portare la stereofonia anche a questi ascoltatori allora viene usato il VI canale come vettore del segnale “differenza” . Con il tempo tale canale viene usato esclusivamente per la stereofonia del V canale di musica classica, e quindi in molti ricevitori i canali V-VI sono accoppiati anche meccanicamente. Ancora oggi il V canale trasporta il segnale L+R, e il VI il segnale L-R.
Dal 1964 la RAI inizia le trasmissioni stereofoniche in Modulazione di Frequenza; si verifica che nelle zone con ricezione troppo debole o soggetta a troppe riflessioni il segnale stereofonico è distorto. Per portare la stereofonia anche a questi ascoltatori allora viene usato il VI canale come vettore del segnale “differenza” . Con il tempo tale canale viene usato esclusivamente per la stereofonia del V canale di musica classica, e quindi in molti ricevitori i canali V-VI sono accoppiati anche meccanicamente. Ancora oggi il V canale trasporta il segnale L+R, e il VI il segnale L-R.
Con gli anni 70 la Filodiffusione copre tutti i capoluoghi di provincia italiani , diventando una presenza importante della cultura italiana anche grazie alla sua organizzazione capillare.
Il 1974 vede il servizio ulteriormente sviluppato: le trasmissioni dei canali V-VI (conglobati da allora in un canale stereofonico "Auditorium") avvengono da allora anche via etere in Modulazione di Frequenza nelle città di Milano, Torino, Roma e Napoli. Contrariamente a quanto avvenuto in Svizzera negli anni ‘90, dove la |
Filodiffusione viene cessata perché sono disponibili canali via radio gestiti dal governo elvetico nel rispetto della normativa tecnica, quindi di qualità e senza interferenze reciproche, in Italia il servizio permane continuando a fornire un segnale di ottima qualità in contesti ambientali troppo ricchi di interferenze disturbanti, con una offerta artistica sostanzialmente senza competitori, ed è possibile ascoltarla con apparecchiature molto semplici ed affidabili anche dove non è possibile installare ricevitori satellitari o la copertura radio non è adeguata. Ora è Telecom Italia, successore della SIP, a gestire il servizio.
Brionvega FD1101
Brionvega FD1101
Il design degli anni Cinquanta rappresentò in Italia il primo stile moderno diffuso a livello popolare. Questo fatto fu in gran parte dovuto alle condizioni storiche e politiche particolari in cui l'industrial design italiano si trovò ad operare nel dopoguerra. Le forze riformiste, escluse dal governo e dalla politica, erano alla ricerca di formule operative in grado di riconciliare cultura e realtà. Tutto rifletteva il desiderio di ristabilire un rapporto conoscitivo attivo tra classe intellettuale e masse. Nel frattempo, la ripresa economica vide la crescente richiesta di oggetti che fossero simbolo di modernità e ricchezza. Il design si concentrò sul rinnovamento delle "forme dell'abitare" come simbolo del cambiamento profondo della società. La produzione di massa di prodotti di arredo innovativi sembrava un'occasione per superare le strozzature della cultura del paese e il suo livello di arretratezza. Questo disegno riformista trovera' importanti alleati nei piccoli e medi imprenditori che vedevano nel design l'occasione per creare un mercato popolare di beni di consumo nuovi. Il design del tempo era interessato alla riduzione a forme semplici ma dinamiche, all'identificazione della struttura come segno portante dell'oggetto. Un modo di operare ancora architettonico, che affrontava il progetto di design come parte terminale di un progetto più ampio per arrivare, attraverso l'architettura, all'oggetto e all'utensile. Le materie plastiche divengono scelta privilegiata dei designer per le loro qualità tattili, di infrangibilità, possibilità di colori, serialità. Saranno poi gli anni '60, con l'avvento del transistor, a rendere possibile la produzione di elettrodomestici più piccoli ed economici. In questo contesto si inserisce la nascita della filodiffusione, un servizio aggiuntivo della telefonia con abbonamento. Nel 1958 grazie ad un accordo tra la RAI e le società telefoniche del tempo, la filodiffusione porta nelle case i programmi radiofonici della RAI e due canali di musica jazz, classica e leggera, ad alta fedeltà e senza pubblicità. Il servizio offriva una larghezza di banda di 7 kHz e la stereofonia, in una epoca in cui il segnale radio (allora solo in Modulazione d'Ampiezza ) era monofonico e con una larghezza di banda di 4,5 kHz. La pubblicità dell'epoca (Radiocorriere) recita: "La Filodiffusione consiste nel trasmettere dei segnali acustici da un impianto trasmittente a diversi impianti riceventi per mezzo di radio onde convogliate da una rete di fili che esiste ormai in ogni città e che costituisce la rete telefonica urbana. I trasmettitori della Filodiffusione funzionano nella banda delle onde lunghe e, per ascoltare i programmi, occorre ricorrere a un apparecchio ricevente che venisse collegato al filtro inserito all'arrivo della linea telefonica e utilizzare un apposito adattatore-rivelatore già provvisto di tasti per la ricezione dei 6 canali della Filodiffusione. Proprio per i vantaggi su indicati il sistema di trasmissione è ormai molto diffuso all'estero: 300.000 utenti in Svizzera, oltre un milione in Inghilterra, circa 500.000 in Olanda, ecc." Inizialmente la filodiffusione era un prodotto di nicchia limitato ad alcune città (Torino, Milano, Roma e Napoli) ma negli anni del boom economico si diffonde nelle case. Nel 1966 il servizio viene ampliato e le tariffe di abbonamento si abbassano. Questo fa si che da 8.400 abbonati del 1966 si passa ai 120.000 del 1969. Negli anni 1976-78 si raggiunge il massimo numero di abbonati, intorno ai 520.000-530.000. La crescente diffusione delle radio private nel corso degli anni '70 ha visto l'arrestarsi della diffusione di questo servizio, rimasto come servizio soprattutto in alcuni alberghi, ospedali, grandi magazzini. I costi di abbonamento, dell'epoca della nascita del servizio, erano di 27.000 lire per l'installazione e di 15.000 lire per l'apparecchio adattatore-rivelatore del segnale." (Radiocorriere TV, Torino, dicembre 1958) . Oggi il costo dell'abbonamento al servizio Telecom è di 2,08 euro all'anno, più 3 euro per l'attivazione (prezzi IVA esclusa). Dal 1996 la Filodiffusione approda alla trasmissione del suono in forma digitale sia nella fase di produzione delle rubriche che nella fase della trasmissione grazie alla possibilità di ascoltare i canali della Filodiffusione via satellite (che diviene completamente digitale nel 2004). Nel 1999 iniziano le trasmissioni in streaming Real Audio, su Internet dei canali IV e V. Nel Giugno 2003 la RAI realizza un sito e una pagina Televideo per affiancare alle trasmissioni informazioni di alto livello culturale. Oggi la Filodiffusione RAI propone musica leggera e classica per 24 ore al giorno 365 giorni l'anno.
Il Microprocessore
Forse non tutti sanno che l’ inventore del microprocessore è un italiano!
Federico Faggin è un fisico e inventore italiano. Fu capo progetto dell'Intel 4004, il primo microprocessore al mondo, e di tutti i primi microprocessori dell'Intel (8008,4004 e 8080). Fu anche lo sviluppatore della tecnologia MOS con porta di silicio (MOS silicon gate technology) che permise la fabbricazione dei primi microprocessori e delle memorie EEPROM e RAM dinamiche. Nel 1974 Faggin fondo' e diresse la ditta Zilog presso cui dette vita al famoso microprocessore Z80 ancora usato nel 2013. Nel 1986 Faggin fondò e diresse la Synaptics, ditta che sviluppò i primi Touchpad e Touchscreen.
Forse non tutti sanno che l’ inventore del microprocessore è un italiano!
Federico Faggin è un fisico e inventore italiano. Fu capo progetto dell'Intel 4004, il primo microprocessore al mondo, e di tutti i primi microprocessori dell'Intel (8008,4004 e 8080). Fu anche lo sviluppatore della tecnologia MOS con porta di silicio (MOS silicon gate technology) che permise la fabbricazione dei primi microprocessori e delle memorie EEPROM e RAM dinamiche. Nel 1974 Faggin fondo' e diresse la ditta Zilog presso cui dette vita al famoso microprocessore Z80 ancora usato nel 2013. Nel 1986 Faggin fondò e diresse la Synaptics, ditta che sviluppò i primi Touchpad e Touchscreen.
Federico Faggin nacque a Vicenza il 1º dicembre 1941. Dopo avere conseguito nel 1960 il diploma di perito industriale, specializzato in Radiotecnica, all'Istituto Tecnico Industriale Statale "Alessandro Rossi" di Vicenza, iniziò subito ad occuparsi di calcolatori presso la Olivetti di Borgolombardo, all'epoca tra le industrie all'avanguardia nel settore, contribuendo alla progettazione ed infine dirigendo il progetto di un piccolo computer elettronico digitale a transistori con 4 Ki × 12 bit di memoria magnetica.
Si laureò in fisica nel 1965 all'Università di Padova dove venne subito nominato assistente incaricato. Insegnò nel laboratorio di elettronica e continuò la ricerca sui flying spot scanner, l'argomento della sua tesi. Venne quindi assunto, nel 1967, dalla SGS-Fairchild (oggi STMicroelectronics) ad Agrate Brianza, dove sviluppò la prima tecnologia di processo per la fabbricazione di circuiti integrati MOS (Metal Oxide Semiconductor) e progettò i primi due circuiti integrati commerciali MOS.
Si laureò in fisica nel 1965 all'Università di Padova dove venne subito nominato assistente incaricato. Insegnò nel laboratorio di elettronica e continuò la ricerca sui flying spot scanner, l'argomento della sua tesi. Venne quindi assunto, nel 1967, dalla SGS-Fairchild (oggi STMicroelectronics) ad Agrate Brianza, dove sviluppò la prima tecnologia di processo per la fabbricazione di circuiti integrati MOS (Metal Oxide Semiconductor) e progettò i primi due circuiti integrati commerciali MOS.
La SGS-Fairchild inviò Faggin a fare un'esperienza di lavoro presso la sua consociata Fairchild Semiconductor, azienda leader del settore semiconduttori a Palo Alto in California. Qui egli si dedicò allo sviluppo dell'originale MOS Silicon Gate Technology, la prima tecnologia di processo del mondo per la fabbricazione di circuiti integrati con gate auto-allineante. Progettò e produsse anche il primo circuito integrato commerciale che usasse la Silicon Gate Technology, il Fairchild 3708, un multiplexer analogico a 8 canali con decoding logic. Sviluppò anche il processo di silicon gate a N-channel e lavorò a processi avanzati di CMOS e BiCMOS con silicon gate. La Silicon Gate Technology nel 1970 rese possibile la large scale integration (LSI) e la very large scale integration (VLSI), permettendo per la prima volta la fabbricazione di circuiti integrati MOS su larga scala, ad alta velocità e a basso costo. Questa tecnologia rese anche possibile, due anni dopo, la creazione di memorie a semiconduttori e del primo microprocessore. Oggi più del 90% di tutti i circuiti integrati prodotti nel mondo usa la silicon gate technology.
A questo punto Faggin decise di stabilirsi negli Stati Uniti.
A questo punto Faggin decise di stabilirsi negli Stati Uniti.
L'Intel 4004
Nel 1970 passò alla Intel, che sarebbe poi divenuta un gigante dell'informatica. Qui Ted Hoff e Stanley Mazor avevano proposto una nuova architettura per la realizzazione di una nuova famiglia di calcolatrici della società giapponese Busicom. Faggin venne assunto per sviluppare e dirigere il progetto del primo microprocessore, il 4004 (inizialmente denominato MCS-4), contribuendo con idee fondamentali alla sua realizzazione. La metodologia "random logic design" in silicon gate, creata da Faggin per sviluppare il 4004, fu poi usata per progettare le prime generazioni di microprocessori della Intel. Il 4004 fu il primo microprocessore al mondo che integrava in un singolo chip una potenza di calcolo superiore a quella dello storico ENIAC, il primo calcolatore elettronico al mondo. In seguito Faggin si occupò dello sviluppo di tutti i microprocessori dei primi cinque anni della storia della Intel. Usando la metodologia da lui creata per il progetto del 4004 venne realizzato l'8008, il primo microprocessore a 8 bit. All'inizio del 1972 propose la realizzazione dell'8080 di cui formulò l'architettura. Dovette attendere sei mesi prima che il progetto venisse approvato. L'8008 e l'8080 furono i progenitori della famiglia di processori 8086 che ancora oggi domina il mercato dei personal computer.
Nel 1970 passò alla Intel, che sarebbe poi divenuta un gigante dell'informatica. Qui Ted Hoff e Stanley Mazor avevano proposto una nuova architettura per la realizzazione di una nuova famiglia di calcolatrici della società giapponese Busicom. Faggin venne assunto per sviluppare e dirigere il progetto del primo microprocessore, il 4004 (inizialmente denominato MCS-4), contribuendo con idee fondamentali alla sua realizzazione. La metodologia "random logic design" in silicon gate, creata da Faggin per sviluppare il 4004, fu poi usata per progettare le prime generazioni di microprocessori della Intel. Il 4004 fu il primo microprocessore al mondo che integrava in un singolo chip una potenza di calcolo superiore a quella dello storico ENIAC, il primo calcolatore elettronico al mondo. In seguito Faggin si occupò dello sviluppo di tutti i microprocessori dei primi cinque anni della storia della Intel. Usando la metodologia da lui creata per il progetto del 4004 venne realizzato l'8008, il primo microprocessore a 8 bit. All'inizio del 1972 propose la realizzazione dell'8080 di cui formulò l'architettura. Dovette attendere sei mesi prima che il progetto venisse approvato. L'8008 e l'8080 furono i progenitori della famiglia di processori 8086 che ancora oggi domina il mercato dei personal computer.
Nel 1973 Faggin divenne manager responsabile di tutta l'attività di circuiti MOS (ad eccezione delle memorie dinamiche RAM). Sotto la sua guida vennero sviluppati più di 25 circuiti integrati commerciali, inclusi il 2102A, la prima memoria statica RAM ad alta velocità a 5 volt e 1024 bit.
Alla fine del 1974 abbandonò l'Intel e fondò la ZiLOG, la prima società dedicata esclusivamente alla produzione di microprocessori quando ancora l'Intel era principalmente un produttore di memorie che considerava i microprocessori solo un prodotto utile a vendere più memorie.
Alla fine del 1974 abbandonò l'Intel e fondò la ZiLOG, la prima società dedicata esclusivamente alla produzione di microprocessori quando ancora l'Intel era principalmente un produttore di memorie che considerava i microprocessori solo un prodotto utile a vendere più memorie.
Il primo e più famoso prodotto della Zilog fu il microprocessore Z80 e la sua famiglia di dispositivi periferici intelligenti. Introdotto nel 1976 lo Z80 divenne il microprocessore ad 8-bit di maggiore successo sul mercato. Molto popolare negli anni ottanta, fu usato tra l'altro come CPU dei primi videogiochi e di home computer come i Sinclair ZX80. Dopo il passaggio di computer e console a processori a 16 bit rimase in uso sotto forma di microcontroller nei sistemi embedded.
Nel 1980 abbandonò la ZiLOG per divergenze con il principale finanziatore, la Exxon, e fondò la Cygnet Technologies con la quale progettò e produsse il Communication CoSystem un innovativo apparecchio che permetteva di collegare personal computer e telefono per la trasmissione di voce e dati, rappresentando un notevole progresso nel campo emergente delle comunicazioni personali. La ditta viene acquistata da Everex, Inc. nel 1986.
Nel 1980 abbandonò la ZiLOG per divergenze con il principale finanziatore, la Exxon, e fondò la Cygnet Technologies con la quale progettò e produsse il Communication CoSystem un innovativo apparecchio che permetteva di collegare personal computer e telefono per la trasmissione di voce e dati, rappresentando un notevole progresso nel campo emergente delle comunicazioni personali. La ditta viene acquistata da Everex, Inc. nel 1986.
Nel 1986 diventa uno dei fondatori della Synaptics, contribuendo alla diffusione di massa del touchpad; è stato Chairman of the Board of Directors dal gennaio 1999 ad ottobre 2004.
Dal 2004 è amministratore delegato della Foveon, una compagnia che produce avanzati sensori di immagine per fotocamere digitali.
Il 19 ottobre 2010 Faggin ha ricevuto la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l'Innovazione (National medal of technology and innovation) direttamente dalle mani del presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, per la sua pluriennale carriera di ricercatore.
per saperne di piu
Dal 2004 è amministratore delegato della Foveon, una compagnia che produce avanzati sensori di immagine per fotocamere digitali.
Il 19 ottobre 2010 Faggin ha ricevuto la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l'Innovazione (National medal of technology and innovation) direttamente dalle mani del presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, per la sua pluriennale carriera di ricercatore.
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Federico Faggin, “padre” del microchip: conflitti, egoismi ...
cosi’ l’Italia e’ stata umiliata da Taiwan
cosi’ l’Italia e’ stata umiliata da Taiwan
L'Elea è un "gigantesco" computer Olivetti (cliccare immagine per ingrandire) sviluppato nella seconda metà degli cinquanta, fu un sistema interamente a transistor di altissime prestazioni concepito e sviluppato da Mario Tchou.
La serie Elea 9000, calcolatore di grandi proporzioni e potenza (per l'epoca), ebbe 3 generazioni:
Elea 9001 (Macchina Zero): prototipo a valvole con montaggio a fili liberi con una parte a transistor al germanio dedicata alla gestione dei nastri. Il sistema venne completato della primavera 1957 e in seguito venne inviato a Ivera dove per 6 anni controllò i magazzini di produzione. La macchina era un prototipo e difatti i tecnici impiegarono circa un anno e mezzo per affinarla durante il suo esercizio.
Elea 9002 (Macchina 1V): prototipo a valvole standardizzate con circuiti stampati e progetto ottimizzato, molto più veloce del predecessore e utilizzante dei transistor al silicio per la gestione delle unità a nastro. La macchina viene utilizzata come test per i transistor, questi si dimostrano più affidabili e economici delle valvole.
Elea 9003 (Macchina 1T): progettata interamente a transistor in tecnologia Diode-Transistor logic e terminato nell'ottobre 1959, fu il primo computer commerciale totalmente a transistor del mondo.
Disegnato da Ettore Sottsass, fu l'unico calcolatore realmente commercializzato in circa 40 esemplari,in vari enti ed aziende molto importanti all'epoca tra i quali possiamo elencare i seguenti:
La serie Elea 9000, calcolatore di grandi proporzioni e potenza (per l'epoca), ebbe 3 generazioni:
Elea 9001 (Macchina Zero): prototipo a valvole con montaggio a fili liberi con una parte a transistor al germanio dedicata alla gestione dei nastri. Il sistema venne completato della primavera 1957 e in seguito venne inviato a Ivera dove per 6 anni controllò i magazzini di produzione. La macchina era un prototipo e difatti i tecnici impiegarono circa un anno e mezzo per affinarla durante il suo esercizio.
Elea 9002 (Macchina 1V): prototipo a valvole standardizzate con circuiti stampati e progetto ottimizzato, molto più veloce del predecessore e utilizzante dei transistor al silicio per la gestione delle unità a nastro. La macchina viene utilizzata come test per i transistor, questi si dimostrano più affidabili e economici delle valvole.
Elea 9003 (Macchina 1T): progettata interamente a transistor in tecnologia Diode-Transistor logic e terminato nell'ottobre 1959, fu il primo computer commerciale totalmente a transistor del mondo.
Disegnato da Ettore Sottsass, fu l'unico calcolatore realmente commercializzato in circa 40 esemplari,in vari enti ed aziende molto importanti all'epoca tra i quali possiamo elencare i seguenti:
Marzotto Valdagno
Monte Paschi Siena Bibbiena Fiat Ricambi Torino ENI Milano Min Finanze 1° Uff. IGE Roma AGIP Roma Ferrero Alba SNAM Progetti San Donato Milanese Banco di Sicilia Palermo Cogne Aosta Fiat Ricambi Torino INPS Roma Ist. Banc. San Paolo Moncalieri Ist. Bancario San Paolo |
Moncalieri
Italgas Torino Italgas Roma Lancia Torino Lebole Arezzo Motta Milano Olivetti Ivrea Italgas Torino Poste e Telecomunicazioni Roma Total Milano A.E.M. Milano Monte Paschi Siena (affitto) Siena |
Il sistema, interamente realizzato con transistor di altissime prestazioni, fu concepito, progettato e sviluppato da un piccolo gruppo di ricercatori guidati da Mario Tchou Fu lanciato non molti mesi dopo l'uscita del 2002 della Siemens (dotato di alcune valvole) e vari mesi prima dei primi IBM a transistor L'acronimo ELEA stava per Elaboratore Elettronico Aritmetico (successivamente modificato in Automatico per ragioni di marketing) ed era stato scelto con riferimento all'omonima colonia della Magna Grecia, sede della scuola filosofica eleatica . Generazioni L'Elea 9000, calcolatore di maggiori proporzioni e potenza, ebbe 3 generazioni:
Elea 9001 (Macchina Zero) prototipo a valvole con montaggio a fili liberi con una parte a transistor al germanio dedicata alla gestione dei nastri Il - fonte
L'uptime - come per tutti i computer dell'epoca - era inferiore al 50%, specialmente nella periferica a nastro. Questo significava avere a disposizione il computer tra la tarda mattina ed il pomeriggio-sera per poi riconsegnarlo ai tecnici anche se spesso, però, come nel caso dell'ELEA del Monte dei Paschi si riuscivano a raggiungere efficienze dell'80%.
La necessità di disporre di 300'000 transistor e diodi molto affidabili per ogni calcolatore, convinse Adriano Olivetti a realizzare una fonderia denominata SGS in cooperazione con la società Telettra. La SGS (Società Generale Semiconduttori) in seguito diventerà la ST Microelectronics.
Da ricordare che la Olivetti ELEA 9003 del 1959 fu preceduto da altri due modelli l'Elea-9001 e 9002 a valvole nel 1957 e fu commercializzato cioè non era un prototipo nel 1959.
Qui una lista dei primi computer, si noterà che Olivetti era il primo al Mondo che commercializzò il primo computer Totalmente e non parzialmente a transistor!
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IL CEP (Calcolatrice elettronica Pisana)
Primo calcolatore Italiano che precede e traccia l'era del Computer!
La calcolatrice elettronica e il Centro studi dell’Università di Pisa La grande calcolatrice elettronica per ricerche scientifiche realizzata dal Centro studi dell’Università di Pisa viene inaugurata il 13 novembre, presso l’Istituto di Fisica dell’Università di Pisa, alla presenza del Presidente della Repubblica e dei Rettori di tutte le Università italiane convenuti a Pisa in occasione dell’apertura del nuovo anno accademico.
Dopo la relazione del Rettore, prof. Faedo, e la consegna delle medaglie d’oro ai professori “benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte” è in programma una prolusione del prof. Conversi sull’attività del Centro studi calcolatrici elettroniche (CSCE) di Pisa, del cui Comitato direttivo egli è presidente.
Qui sotto una foto della lettera di Enrico Fermi ai ricercatori dell'università di Pisa dove invita ad investire sulla ricerca ed invenzione di in un calcolatore elettronico, poi si rivelerà uno dei primi se non il primo al mondo!
Elea 9001 (Macchina Zero) prototipo a valvole con montaggio a fili liberi con una parte a transistor al germanio dedicata alla gestione dei nastri Il - fonte
L'uptime - come per tutti i computer dell'epoca - era inferiore al 50%, specialmente nella periferica a nastro. Questo significava avere a disposizione il computer tra la tarda mattina ed il pomeriggio-sera per poi riconsegnarlo ai tecnici anche se spesso, però, come nel caso dell'ELEA del Monte dei Paschi si riuscivano a raggiungere efficienze dell'80%.
La necessità di disporre di 300'000 transistor e diodi molto affidabili per ogni calcolatore, convinse Adriano Olivetti a realizzare una fonderia denominata SGS in cooperazione con la società Telettra. La SGS (Società Generale Semiconduttori) in seguito diventerà la ST Microelectronics.
Da ricordare che la Olivetti ELEA 9003 del 1959 fu preceduto da altri due modelli l'Elea-9001 e 9002 a valvole nel 1957 e fu commercializzato cioè non era un prototipo nel 1959.
Qui una lista dei primi computer, si noterà che Olivetti era il primo al Mondo che commercializzò il primo computer Totalmente e non parzialmente a transistor!
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IL CEP (Calcolatrice elettronica Pisana)
Primo calcolatore Italiano che precede e traccia l'era del Computer!
La calcolatrice elettronica e il Centro studi dell’Università di Pisa La grande calcolatrice elettronica per ricerche scientifiche realizzata dal Centro studi dell’Università di Pisa viene inaugurata il 13 novembre, presso l’Istituto di Fisica dell’Università di Pisa, alla presenza del Presidente della Repubblica e dei Rettori di tutte le Università italiane convenuti a Pisa in occasione dell’apertura del nuovo anno accademico.
Dopo la relazione del Rettore, prof. Faedo, e la consegna delle medaglie d’oro ai professori “benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte” è in programma una prolusione del prof. Conversi sull’attività del Centro studi calcolatrici elettroniche (CSCE) di Pisa, del cui Comitato direttivo egli è presidente.
Qui sotto una foto della lettera di Enrico Fermi ai ricercatori dell'università di Pisa dove invita ad investire sulla ricerca ed invenzione di in un calcolatore elettronico, poi si rivelerà uno dei primi se non il primo al mondo!
L’iniziativa per la costituzione del Centro cominciò delinearsi dopo che, nel 1954, le province e i comuni di Pisa, Livorno e Lucca ebbero stanziato un rilevante contributo finanziario per assicurare a Pisa l’impianto dell’elettrosincrotrone nazionale. L’offerta delle tre città toscane fu superata dai fondi reperiti da province più ricche e il sincrotrone venne installato a Frascati. Nel corso di consultazioni che i professori di fisica dell’Ateneo pisano ebbero con alcuni fisici riuniti alla Scuola internazionale di Varenna nel luglio 1954, fu suggerito, in particolare da Enrico Fermi, di utilizzare il finanziamento offerto dagli enti interessati al potenziamento dell’Università di Pisa, per dotare questo Ateneo di una moderna calcolatrice elettronica per ricerche scientifiche.
La spesa per l’acquisto di una tale macchina sarebbe stata troppo elevata. Si decise pertanto di costruirla.
Prima ancora dell’istituzione del Centro studi un ridotto nucleo di ricercatori fu incaricato di effettuare uno studio preliminare, con scopi orientativi. Al tempo stesso, in consultazioni avutesi con esponenti di varie Università italiane, si manifestava l’opportunità di formare in Italia un gruppo di esperti nei vari settori della progettazione, della costruzione della programmazione di grandi calcolatori elettronici, e di orientare in un secondo tempo le ricerche anche in settori limitrofi (macchine pensanti, macchine per il riconoscimento delle forme) suscettibili a lunga scadenza di promettenti sviluppi.
Prese così forma concreta, nella primavera del 1955, il Centro studi sulle calcolatrici elettroniche. Al fine di creare i presupposti perché il CSCE, dopo la realizzazione della macchina, potesse continuare la sua attività non solo come istituto di calcolo ma anche come centro di ricerca, furono svolte fin dagli inizi molteplici attività culturali, concretatesi in pubblicazioni tecniche e scientifiche, corsi dilezioni, conferenze e seminari, e tesi di laurea svolte sotto la guida dei ricercatori più maturi.
L’iniziativa incontrò subito l’interesse della società Olivetti di Ivrea, che già aveva iniziato studi e progettazioni in campo elettronico in relazione ai propri programmi produttivi. In base ad una convenzione stipulata con l’Università di Pisa, la Olivetti assicurava al CSCE un contributo finanziario e la collaborazione di proprio personale specializzato. Il Centro poteva in tal modo affrontare con maggiore sicurezza i problemi impostati nella fase iniziale della propria attività. Ulteriori, sostanziali contributi finanziari furono successivamente forniti dall’Istituto nazionale di fisica nucleare, in seno al quale è tuttora inquadrata una parte del personale del Centro, dal Consiglio nazionale delle ricerche, dal Comitato nazionale per l’energia nucleare e più recentemente dal Ministero della pubblica istruzione.
Per l’avvenire, la nuova Presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche ha previsto l’inclusione del Centro pisano nell’ambito delle “grandi iniziative”.
L’attività del Centro, immediatamente dopo la sua costituzione, si è principalmente rivolta alla risoluzione dei problemi connessi alla realizzazione della calcolatrice e allo studio di metodi generali di programmazione adatti ad agevolarne l’uso. Il primo importante risultato fu conseguito nel 1957 con la costruzione di una “macchina pilota”, di prestazioni ridotte, che ha consentito di controllare la bontà dei criteri generali di progettazione prima di procedere alla costruzione della grande calcolatrice. La “macchina pilota”, che rimane il primo esemplare di calcolatrice elettronica universale per ricerche interamente progettata e realizzata in un Istituto scientifico nazionale da ricercatori e tecnici italiani, è stata utilizzata per eseguire numerosi calcoli di diversa complessità per conto di vari istituti universitari, ed ha fornito lo spunto per eseguire alcune ricerche originali, particolarmente nel campo della struttura logica dei calcolatori, alle quali si è rivolto l’interesse di noti esperti stranieri.
Il Centro (in cui lavorano oltre sessanta persone, per metà laureati in matematica, fisica e ingegneria) ha portato ora a compimento la grande calcolatrice elettronica, contraddistinta dalla sigla C.E.P. (Calcolatrice elettronica pisana). Particolarmente adatta per applicazioni a problemi di carattere scientifico, la macchina contiene oltre 3000 tubi termoionici, 2000 transistori e 12000 diodi al germano. È caratterizzata da una struttura logica che la rende particolarmente flessibile una “memoria rapida” e dall’alta velocità di calcolo. In pochi minuti può risolvere un sistema di 100 equazioni lineari in 100 incognite: affrontato con gli ordinari calcolatori elettromeccanici da tavolo, un simile problema richiederebbe più di mille ore per essere risolto da un operatore ipotetico che lavorasse ininterrottamente senza sbagliare. Le prestazioni della macchina competono favorevolmente con i più potenti impianti del genere finora installati in Europa.
Pisa, 10 novembre 1961
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Cronologia della realizzazione della CEP
Agosto 1954 Incontro Bernardini Conversi Salvini con Fermi
11 Agosto 1954 Lettera Fermi
26 Agosto 1954 Risposta Avanzi
4 Ottobre 1954 Riunione a Pisa con Amministrazioni locali
16 Ottobre 1954 Decreto assegnazione finanziamento a Conversi
Novembre 1954 Incarico esplorativo a Caracciolo di Forino
20 Gennaio 1955 Decisione costruzione CEP
9 Marzo 1955 Prima riunione Commissione Mista
18 Aprile 1955 Istituzione CSCE
7 Maggio 1955 Sigla convenzione Universita' di Pisa-Olivetti
1955-1958 Macchina Ridotta
1958-1960 Calcolatrice Elettronica Pisana
-fonte-
La spesa per l’acquisto di una tale macchina sarebbe stata troppo elevata. Si decise pertanto di costruirla.
Prima ancora dell’istituzione del Centro studi un ridotto nucleo di ricercatori fu incaricato di effettuare uno studio preliminare, con scopi orientativi. Al tempo stesso, in consultazioni avutesi con esponenti di varie Università italiane, si manifestava l’opportunità di formare in Italia un gruppo di esperti nei vari settori della progettazione, della costruzione della programmazione di grandi calcolatori elettronici, e di orientare in un secondo tempo le ricerche anche in settori limitrofi (macchine pensanti, macchine per il riconoscimento delle forme) suscettibili a lunga scadenza di promettenti sviluppi.
Prese così forma concreta, nella primavera del 1955, il Centro studi sulle calcolatrici elettroniche. Al fine di creare i presupposti perché il CSCE, dopo la realizzazione della macchina, potesse continuare la sua attività non solo come istituto di calcolo ma anche come centro di ricerca, furono svolte fin dagli inizi molteplici attività culturali, concretatesi in pubblicazioni tecniche e scientifiche, corsi dilezioni, conferenze e seminari, e tesi di laurea svolte sotto la guida dei ricercatori più maturi.
L’iniziativa incontrò subito l’interesse della società Olivetti di Ivrea, che già aveva iniziato studi e progettazioni in campo elettronico in relazione ai propri programmi produttivi. In base ad una convenzione stipulata con l’Università di Pisa, la Olivetti assicurava al CSCE un contributo finanziario e la collaborazione di proprio personale specializzato. Il Centro poteva in tal modo affrontare con maggiore sicurezza i problemi impostati nella fase iniziale della propria attività. Ulteriori, sostanziali contributi finanziari furono successivamente forniti dall’Istituto nazionale di fisica nucleare, in seno al quale è tuttora inquadrata una parte del personale del Centro, dal Consiglio nazionale delle ricerche, dal Comitato nazionale per l’energia nucleare e più recentemente dal Ministero della pubblica istruzione.
Per l’avvenire, la nuova Presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche ha previsto l’inclusione del Centro pisano nell’ambito delle “grandi iniziative”.
L’attività del Centro, immediatamente dopo la sua costituzione, si è principalmente rivolta alla risoluzione dei problemi connessi alla realizzazione della calcolatrice e allo studio di metodi generali di programmazione adatti ad agevolarne l’uso. Il primo importante risultato fu conseguito nel 1957 con la costruzione di una “macchina pilota”, di prestazioni ridotte, che ha consentito di controllare la bontà dei criteri generali di progettazione prima di procedere alla costruzione della grande calcolatrice. La “macchina pilota”, che rimane il primo esemplare di calcolatrice elettronica universale per ricerche interamente progettata e realizzata in un Istituto scientifico nazionale da ricercatori e tecnici italiani, è stata utilizzata per eseguire numerosi calcoli di diversa complessità per conto di vari istituti universitari, ed ha fornito lo spunto per eseguire alcune ricerche originali, particolarmente nel campo della struttura logica dei calcolatori, alle quali si è rivolto l’interesse di noti esperti stranieri.
Il Centro (in cui lavorano oltre sessanta persone, per metà laureati in matematica, fisica e ingegneria) ha portato ora a compimento la grande calcolatrice elettronica, contraddistinta dalla sigla C.E.P. (Calcolatrice elettronica pisana). Particolarmente adatta per applicazioni a problemi di carattere scientifico, la macchina contiene oltre 3000 tubi termoionici, 2000 transistori e 12000 diodi al germano. È caratterizzata da una struttura logica che la rende particolarmente flessibile una “memoria rapida” e dall’alta velocità di calcolo. In pochi minuti può risolvere un sistema di 100 equazioni lineari in 100 incognite: affrontato con gli ordinari calcolatori elettromeccanici da tavolo, un simile problema richiederebbe più di mille ore per essere risolto da un operatore ipotetico che lavorasse ininterrottamente senza sbagliare. Le prestazioni della macchina competono favorevolmente con i più potenti impianti del genere finora installati in Europa.
Pisa, 10 novembre 1961
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Cronologia della realizzazione della CEP
Agosto 1954 Incontro Bernardini Conversi Salvini con Fermi
11 Agosto 1954 Lettera Fermi
26 Agosto 1954 Risposta Avanzi
4 Ottobre 1954 Riunione a Pisa con Amministrazioni locali
16 Ottobre 1954 Decreto assegnazione finanziamento a Conversi
Novembre 1954 Incarico esplorativo a Caracciolo di Forino
20 Gennaio 1955 Decisione costruzione CEP
9 Marzo 1955 Prima riunione Commissione Mista
18 Aprile 1955 Istituzione CSCE
7 Maggio 1955 Sigla convenzione Universita' di Pisa-Olivetti
1955-1958 Macchina Ridotta
1958-1960 Calcolatrice Elettronica Pisana
-fonte-
Brionvega Soundbook - Radioregistratore con musicassette a transistor - 1974
Brionvega Soundbook
Radioregistratore portatile Soundbook, ecco un altro oggetto da “museo”, design Marco Zanuso e Richard Sapper, produttore Brionvega.
La prima cosa che è evidente e colpisce, è la forma, con questa linea caratteristica non si può che scambiarlo per un computer portatile, il Soundbook in effetti, ha anticipato di un decennio quelle che furono le forme dei primi computer portatili.
In Italia il primo computer portatile arrivò dagli Stati Uniti nel 1981, importato da Iret Informatica, il computer si chiamava Osborne 1 era grande come una valigetta 24h. e costava 4.153.000 lire.
Questo primo computer portatile non aveva ancora le somiglianze di un “book” ovvero di un libro, come in realtà aveva già il Soundbook. Solamente dal 1985 circa, arrivarono in Italia i primi modelli portatili di “notebook”.
Con questo confronto, mi viene spontaneo pensare e trarre la conclusione, che i designer Marco Zanuso e Richard Sapper, autori del progetto Soundbook, abbiano anticipato i tempi su quello che fu poi il design dei notebook, progettando e disegnando nel 1973 questo modello innovativo di radio registratore, che, fu prodotto e commercializzato da Brionvega nel 1974.
Un design pensato ed applicato ad un radioregistratore, ma allora mi viene spontanea la domanda: le case costruttrici di notebook hanno forse preso spunto da questo oggetto?
Chissà se c’è una risposta a questa domanda…
Una conferma che possa esistere un collegamento, potrebbe essere che Richard Sapper, dal 1981, diventa product design per IBM e la sua consulenza servirà appunto per disegnare computer portatili, il ThinkPad 770, ad esempio è un suo design.
Ecco il perché del mio accostamento tra il radio registratore Soundbook ed i computer portatili notebook, forse non è un caso che 7 anni dopo aver progettato il Soundbook, Richard Sapper, disegna un vero computer portatile!
tasto destro sulla foto poi scegli "apri in un'altra linguetta o finestra"
La prima cosa che è evidente e colpisce, è la forma, con questa linea caratteristica non si può che scambiarlo per un computer portatile, il Soundbook in effetti, ha anticipato di un decennio quelle che furono le forme dei primi computer portatili.
In Italia il primo computer portatile arrivò dagli Stati Uniti nel 1981, importato da Iret Informatica, il computer si chiamava Osborne 1 era grande come una valigetta 24h. e costava 4.153.000 lire.
Questo primo computer portatile non aveva ancora le somiglianze di un “book” ovvero di un libro, come in realtà aveva già il Soundbook. Solamente dal 1985 circa, arrivarono in Italia i primi modelli portatili di “notebook”.
Con questo confronto, mi viene spontaneo pensare e trarre la conclusione, che i designer Marco Zanuso e Richard Sapper, autori del progetto Soundbook, abbiano anticipato i tempi su quello che fu poi il design dei notebook, progettando e disegnando nel 1973 questo modello innovativo di radio registratore, che, fu prodotto e commercializzato da Brionvega nel 1974.
Un design pensato ed applicato ad un radioregistratore, ma allora mi viene spontanea la domanda: le case costruttrici di notebook hanno forse preso spunto da questo oggetto?
Chissà se c’è una risposta a questa domanda…
Una conferma che possa esistere un collegamento, potrebbe essere che Richard Sapper, dal 1981, diventa product design per IBM e la sua consulenza servirà appunto per disegnare computer portatili, il ThinkPad 770, ad esempio è un suo design.
Ecco il perché del mio accostamento tra il radio registratore Soundbook ed i computer portatili notebook, forse non è un caso che 7 anni dopo aver progettato il Soundbook, Richard Sapper, disegna un vero computer portatile!
tasto destro sulla foto poi scegli "apri in un'altra linguetta o finestra"
La prima volta che ho visto il Soundbook, con la sua linea anonima e pulita, non immaginavo che al suo interno potesse esserci un radioregistratore, ma il Soundbook, è una “scatola” musicale multipla, che aperta mostra la sua linea sobria ma allo stesso tempo risalta l’aspetto tecnologico, con tutti i comandi perfettamente integrati nella scocca.
Guardandolo dall’interno il Soundbook, mette in risalto tutto il lato tecnologico e la sua complessità di progettazione, immagino che non sia stato facile ridurre l’apparecchio a quello che è, con circuiti piccoli e multifunzione, oggi è all’ordine del giorno miniaturizzare ma, ricordiamoci che stiamo parlando del 1973.
La scocca è realizzata in abs stampato nei colori bianco e nero, alcuni dei comandi principali risaltano sul fondo nero per i loro colori vivaci, come anche le serigrafie bianche sono ben visibili.
Il design accattivante e i pochi esemplari che si trovano ancora in giro, ne fanno un oggetto ricercatissimo e molto apprezzato con un valore di mercato importante.
Soundbook è totalmente a semiconduttori, la parte radio supereterodina riceve OM, OL, AM e FM, mentre la parte registratore riproduce il formato musicassette “stereo 7”.
L’antenna telescopica a scomparsa si estende uscendo dall’interno e si inclina. L’apparecchio si alimenta a tensione di rete o con batterie.
Da notare che anche l’apertura e la chisura avviene con le due linguette che sbloccano i fermi, gli attacchi per l’alimentazione e le utenze esterne sono laterali, proprio in stile computer portatile.
Alcuni dati tecnici:
Produttore / Marca: Brionvega; Lissone (MI)
Paese: Italia
Modello: Soundbook
Anno di costruzione: 1973/74
Colore: bianco
Designer: Marco Zanuso e RICHARD Sapper
Dimensioni: Larghezza 40cm – Altezza 15cm – Profondità 40cm
Materiale: plastica abs
Dettagli: radio AM, FM, lettore di musicassette stereo 7.
Alimentazione: corrente o batterie.
Guardandolo dall’interno il Soundbook, mette in risalto tutto il lato tecnologico e la sua complessità di progettazione, immagino che non sia stato facile ridurre l’apparecchio a quello che è, con circuiti piccoli e multifunzione, oggi è all’ordine del giorno miniaturizzare ma, ricordiamoci che stiamo parlando del 1973.
La scocca è realizzata in abs stampato nei colori bianco e nero, alcuni dei comandi principali risaltano sul fondo nero per i loro colori vivaci, come anche le serigrafie bianche sono ben visibili.
Il design accattivante e i pochi esemplari che si trovano ancora in giro, ne fanno un oggetto ricercatissimo e molto apprezzato con un valore di mercato importante.
Soundbook è totalmente a semiconduttori, la parte radio supereterodina riceve OM, OL, AM e FM, mentre la parte registratore riproduce il formato musicassette “stereo 7”.
L’antenna telescopica a scomparsa si estende uscendo dall’interno e si inclina. L’apparecchio si alimenta a tensione di rete o con batterie.
Da notare che anche l’apertura e la chisura avviene con le due linguette che sbloccano i fermi, gli attacchi per l’alimentazione e le utenze esterne sono laterali, proprio in stile computer portatile.
Alcuni dati tecnici:
Produttore / Marca: Brionvega; Lissone (MI)
Paese: Italia
Modello: Soundbook
Anno di costruzione: 1973/74
Colore: bianco
Designer: Marco Zanuso e RICHARD Sapper
Dimensioni: Larghezza 40cm – Altezza 15cm – Profondità 40cm
Materiale: plastica abs
Dettagli: radio AM, FM, lettore di musicassette stereo 7.
Alimentazione: corrente o batterie.
La Telefonia Italiana anni '60 - '70
Fu nel corso di esperimenti di elettroterapia che Antonio Meucci scoprì, nel 1849, la trasmissione della voce per via elettrica, divenendo così, in assoluto, il primo pioniere del telefono elettrico della storia. Antonio diede subito al suo sistema il nome di “telegrafo parlante”, ribattezzato successivamente telettrofono. cameretta sotterranea, 1960
collaudo giunzione - operai Sirti 1971
Fucino, veduta aerea del Centro Spaziale, 1963
A partire dagli anni '50, il telefono cominciò a modificarsi dal punto di vista dei materiali e della forma. L'introduzione delle materie plastiche e il peso crescente del design nella società iniziarono a modificarne l'aspetto. L'aspetto ergonomico rimaneva invece immutato, essendo legato alla distanza bocca/orecchio anche dal punto di vista tecnico. Alla fine degli anni '50 si assistette a un boom delle richieste di allacciamenti telefonici e questo spinse i fornitori di servizi a unificare gli apparecchi per far fronte ai problemi legati alla produzione e alla manutenzione. Questo telefono rappresenta il modello unificato mod. S62, del 1962, opera del designer Lino Saltini che già aveva messo a punto il mod. S59, primo modello unificato SIP. Il "Bigrigio", creato dalla Siemens, verrà poi prodotto per conto della SIP dalla Italtel. Fu il primo dei telefoni noleggiato dalla SIP subito dopo la nazionalizzazione. Del telefono esistevano due versioni: una da scrivania e una da installare al muro. Le profonde revisioni dell'apparato produttivo si intrecciavano con la necessità di reinterpretare le tipologie tradizionali dei prodotti domestici, alla luce delle possibilità offerte dai nuovi materiali; reinterpretazione che venne svolta dal design che per la prima volta in Italia fu un interlocutore strategico delle piccole e medie industrie tecnologiche. Tra la fine degli anni Sessanta, e soprattutto negli anni Settanta, si diffuse poi l'abitudine di avere più spine telefoniche all'interno dello stesso appartamento. Scompariva il telefono fissato a muro sulle pareti del corridoio o dell'ingresso. Anche se non si era ancora affermata l'idea del telefono come strumento "individuale" e "personale" di comunicazione, cosa che sarebbe avvenuta solamente con la diffusione dei cellulari negli anni Novanta, ci si stava avviando verso un uso del telefono che prevedeva una maggiore privacy per tutti i componenti della famiglia.
Un posto telefonico pubblico in una frazione di Vercelli, 1959
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Cult photo: al telefono in montagna, 1960
Antonio Meucci
Antonio Santi Giuseppe Meucci nasce a Firenze, nel popolo di S. Frediano, cura di Cestello, in Via Chiara n.475 (oggi Via de’ Serragli n.44), alle cinque del mattino di mercoledì 13 aprile 1808. Nello 1854 la moglie Ester fu costretta a letto da una grave forma di artrite reumatoide, che la rese permanentemente invalida, fino alla morte, avvenuta il 21 dicembre 1884. Antonio per poter comunicare con la moglie, al secondo piano del loro cottage, mise a frutto la sua scoperta dell’Avana del 1849 e realizzò un collegamento telefonico permanente tra la camera da letto e la cantina, poi di qui al suo laboratorio esterno. Successivamente, dal 1851 al 1871, Meucci provò sul collegamento più di trenta telefoni di tipi diversi di sua concezione. 1972
Riuscì ad ottenne un primo soddisfacente risultato tra il 1858 e il 1860, usando un nucleo magnetico permanente, una bobina e un diaframma, ma fu solo tra il 1864 e il 1865 che ne riuscì a realizzare uno praticamente perfetto. Questo telefono aveva tutti i requisiti di uno moderno; era infatti stato risolto il problema del diaframma in pelle, sostituito con uno interamente in metallo che poteva essere bloccato lungo tutta la circonferenza grazie a una scatola da barba il cui coperchio venne forato per ricavarne un cono acustico, e i problemi riguardanti la comunicazione a lunga distanza, che i laboratori Bell avrebbero individuato molto anni più tardi. Nello stesso anno, fu data dalla stampa la notizia dell’invenzione di un telefono da parte del valdostano Innocenzo Manzetti.
Test sul satellite Meteosat effettuato in camera anecoica, 1978
stabilimento di studi e ricerche della Selenia di Roma, anni ‘70
Milano, un tecnico riparatore verifica l’apparecchio a gettoni di una cabina stradale, 1961
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Apparecchio telefonico a gettoni, anni ’70
Lavori sull’apparecchiatura di bordo per l’esperimento di telecomunicazione del satellite Sirio, anni ‘70
Prove di laboratorio dell’antenna del trasponditore per il satellite Sirio presso lo stabilimento Selenia di Roma, 1972
Centro Microfilm di Torino: un’impiegata ricerca sul lettore il fotogramma desiderato, 1963
Le prime cabine installate nella metropolitana di Milano, 1964
Le cabine telefoniche nei pressi dei campi di gara dei Campionati mondiali di Sci alpino di Ortisei, Sip 1970
Cabina telefonica SIP nei pressi di un casello autostradale di Torino, 1972
La prima scheda telefonica Sip di tipo " verticale " a banda magnetica, 1976. Una volta esaurito il credito la scheda non veniva più restituita
Operatore della centrale Italcable di Acilia (Roma), 1974
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La cabina telefonica modello L/71, 1972
Fu adottata da Sip all'inizio degli anni ‘70. Con questa cabina prese avvio la prima importante diffusione del telefono "sulla strada". La cabina era costituita da parti metalliche, pannelli di vetro atermico e plastica colorata. All'interno, oltre all'apparecchio telefonico erano presenti anche un ditributore automatico di gettoni e un porta-elenchi telefonici.
Frontespizio di un pieghevole prodotto da Sip che illustra tutte le novità della scheda telefonica, 1976
Con l'impianto a spina l'apparecchio poteva essere installato in ogni stanza, anche in cucina anni ‘60
Il telefono Grillo Sip 1967
Operatori al tavolo di commutazione del servizio 170 di Acilia (Roma), 1974
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Operatrici della centrale Italcable di Acilia (Roma), 1974
Il primo modello di televisore a transitor (TV8-301) fu della Sony nel 1959.
Il primo televisore a transitor in Europa si ebbe nel 1962 su progetto di Marco Zanuso e Richard Sapper per la Brionvega, era il Doney 14, vincitore del Compasso d'Oro.
Rivoluzionario nell'aspetto e nei materiali ma anche nella componentistica interna, suddivisa in blocchi a seconda delle funzioni per facilitarne lo smontaggio e le riparazioni.
Il primo televisore a transitor in Europa si ebbe nel 1962 su progetto di Marco Zanuso e Richard Sapper per la Brionvega, era il Doney 14, vincitore del Compasso d'Oro.
Rivoluzionario nell'aspetto e nei materiali ma anche nella componentistica interna, suddivisa in blocchi a seconda delle funzioni per facilitarne lo smontaggio e le riparazioni.
La prima trasmissione televisiva risale al 1925, e fu realizzata negli Stati Uniti. Se inizialmente i televisori erano principalmente oggetti tecnologici riservati a pochi tecnici, a metà degli anni '30, con la realizzazione di tubi catodici adatti allo scopo, cominciò la trasformazione dei televisori in elettrodomestici. I primi televisori avevano l'aspetto di mobili in legno il cui lato superiore era occupato dallo schermo e l'immagine veniva vista riflessa su uno specchio sistemato in posizione obliqua sopra lo schermo. Successivamente, ridotta la lunghezza del tubo catodico, fu possibile collocare il video in posizione verticale, direttamente sulla faccia anteriore del mobile. Questo semplificò la possibilità di visione collettiva. La televisione cominciò a divenire polo di aggregazione e passatempo per molte famiglie. Aumentò l'offerta di programmi televisivi. In Italia la televisione arrivò con la ripresa economica dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel corso degli anni cinquanta l'innalzamento degli standard di vita medi portò anche ad una ricerca di oggetti simbolo di modernità e ricchezza come gli elettrodomestici. Televisori, frigoriferi e lavatrici divennero beni di consumo molto richiesti. Le prime trasmissioni televisive ebbero inizio in Italia soltanto all'inizio del 1954 e a quella data erano ancora pochi gli apparecchi riceventi presenti sul territorio nazionale ed erano di grosse dimensioni e forme imponenti. Verso la fine degli anni quaranta negli Stati Uniti si ebbero i primi esperimenti di trasmissione a colori e venne messo a punto quello che nel 1953 sarebbe divenuto lo standard NTSC. Le trasmissioni regolari ebbero inizio sempre negli Stati Uniti nel 1954. La televisione evolve verso caratteristiche di compattezza e riduzione dei volumi. Si arriva così agli anni sessanta e a nuovi televisori più piccoli e più economici, grazie anche all'uso dei transistor al posto che delle valvole (il primo modello fu un Sony del 1959). Nel frattempo anche l'offerta di programmi televisivi continuava ad essere ampliata. In Italia, nel 1962, Marco Zanuso e Richard Sapper progettarono, per la Brionvega, il primo televisore a transistor il Doney 14. Ripensarono la distribuzione dei componenti della televisione in blocchi secondo le funzioni, facilitando così smontaggio e riparazioni. La crisi degli anni settanta si fece sentire anche nel settore dell'elettronica di consumo. Inoltre gli enti pubblici italiani tardarono a scegliere tra i due sistemi di trasmissioni a colori PAL e SECAM, sviluppati rispettivamente in Germania e Francia negli anni '60, e la televisione a colori fu introdotta, in Italia, solo nel 1973. Questo ritardo e la concorrenza del mercato Giapponese, sfavorirono le aziende italiane. Nella seconda metà degli anni Settanta comparve il telecomando e cambiò il modo di rapportarsi con la TV. Il passaggio alla microelettronica determinò un'ulteriore evoluzione della forma del televisore. Le ridotte dimensioni dei componenti permisero nuove forme e nuove ricerche estetiche. La seconda metà degli anni '70, è stato il momento di televisori dalle forme squadrate di colori scuri, in sintonia con la moda dell'High-Tech di quegli anni. Grazie anche a nuovi materiali come il polistirene, materiale plastico che veniva tagliato con una lama riscaldata. Si comincia a puntare sull'alta definizione e sulla qualità del suono. Sarà Ettore Sottsass a sperimentare, a cavallo tra anni '70 e '80, nuove forme di design per realizzare televisori che possano rispecchiare la società e non solo esigenze funzionali dell'oggetto. La successiva evoluzione tecnologica della televisione è data dall'avvento degli schermi a cristalli liquidi che hanno consentito un'ulteriore riduzione dei volumi. L'attuale direzione del mercato non è verso televisioni in miniatura ma anzi verso l'uso di maxischermi. Altro aspetto della televisione di oggi è la fruizione in digitale attraverso i personal computer. Il prototipo di televisore qui catalogato è stato progettato dal Reparto Ricerca e Sviluppo della FIMI S.p.A. e costruito nel suo stabilimento di Saronno nel 1960-61. L'Ingegnere Elettronico Alessandro Tischer, che già da diversi anni si occupava di ricerche nel settore radiotelevisivo, iniziò a sviluppare il televisore a colori presso la FIMI a partire dal 1961. Inizialmente rimase impegnato sui sistemi PAL e SECAM prima che le Autorità Governative decidessero quale standard adottare in Italia. Dal 1977 ha poi guidato in FIMI la transizione dal televisore al monitor per terminali alfanumerici e grafici, realizzando, l'anno seguente, il primo monitor FIMI.
Alcuni miei disegni